Un prodotto che spesso siamo soliti abbinare al commercio Equo solidale sono le banane, ma non tutti conosciamo veramente cosa stia dietro la loro vendita.Le banane sono i frutti più commercializzati e il quinto prodotto agricolo più venduto al mondo. Il valore globale delle esportazioni è stato stimato in 8 miliardi di dollari, con un valore al dettaglio compreso tra 20 e 25 miliardi.
L’India detiene il primato mondiale in termini di quantità di banane prodotte, seguita da Brasile ed Ecuador. L’Ecuador è il primo paese esportatore con circa il 30% del totale, seguito da Filippine, Costa Rica e Colombia. In Italia si importano 600 mila tonnellate di banane, con un consumo pro capite di 10,5 kg, circa 60 frutti per persona annui.
La banana veniva tradizionalmente definita “fruta quimica”, in quanto la coltivazione delle banane e l’industria che le ruota attorno consumano più prodotti chimici per l’agricoltura di qualsiasi altra frutta al mondo (seconda solo al cotone), tra cui sostanze chimiche classificate come molto pericolose dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’uso agrochimico inquina le risorse idriche, contamina i suoli dove crescono le banane e può avere effetti devastanti sui lavoratori.
Spesso vengono distrutti interi ecosistemi: contaminazione da metalli pesanti del suolo e dei corsi d’acqua, massicci livelli di rifiuti plastici, erosione del suolo, aumento del rischio di alluvioni, deforestazione e distruzione di habitat, distruzione della fertilità del suolo con conseguente elevato utilizzo di fertilizzanti, sono alcuni dei danni più evidenti.
Anche la coltivazione delle banane risente delle conseguenze del cambiamento climatico, che ha comportato la riduzione della stagione delle piogge, causando minore produzione di frutti ed una maggior diffusione di parassiti.
Nelle imprese bananiere spesso non esiste alcuna tutela dei diritti dei lavoratori, e salute e sicurezza sono compromesse dall’esposizione quotidiana ai prodotti chimici tossici e dalla mancanza di adeguate attrezzature di sicurezza, tra l’altro dietro la corresponsione di salari bassissimi, con discriminazioni ancora maggiori per le donne.
Le banane equosolidali provengono dal Sud America (Perù ed Ecuador). Il luogo dove crescono influisce moltissimo sulla loro qualità.
La banana peruviana è più tenera, più dolce ma con una “vita sullo scaffale” inferiore. La zona di Piura, in cui vengono coltivate, è una zona arida ma fertile. Grazie a questo clima, le banane equosolidali del Perù sono meno soggette all’attacco di funghi. Proprio questa assenza di malattie della pianta permette di coltivarle in modo biologico al meglio. La banana dell’Ecuador ha una buccia spessa, molto resistente e si conserva più a lungo, motivo per cui viene considerata nel mondo ortofrutticolo una banana “premium”. Allo scopo di garantire una filiera delle banane sempre più pulita, viene utilizzata un’agricoltura biologica di tipo non intensivo e non vengono fatti trattamenti successivi alla raccolta. Come sempre, poi, è garantito il rispetto dei lavoratori, mediante il pagamento di prezzi equi, senza sfruttamento, e con condizioni di sicurezza sul lavoro, mediante la costruzione di relazioni commerciali stabili.
Con questo breve sunto, speriamo di avervi aperto gli occhi su quanto si nasconde dietro un frutto “così banale”, ma d’altronde ci piace che, prima di consumare, scegliate, perché, come sempre, … Basta poco.
I volontari della Bottega equosolidale Bastapoco